Effetti Immagini

venerdì 8 marzo 2013

Per la Festa della Donna regalatevi una riflessione

Stavolta lascio lo spazio a una mia amica, che vuole esprimere una riflessione (a parer mio molto sensata ) sulla Festa della Donna.


Oggi, 8 Marzo, è la festa della donna. Per questa ricorrenza festeggiare a cena fuori con le amiche è d'obbligo così come è dovere, per mariti/fidanzati/amanti, regalare “un ramo di mimosa”.
Vi siete mai chiesti perché la festa della donna si festeggia proprio l'8 marzo? A tale riguardo vi sono folkloristiche leggende metropolitane per cui in tale giorno si ricorderebbe un incendio avvenuto in una (fantasiosa) fabbrica statunitense in cui persero la vita moltissime donne. Balle! L'origine di tale ricorrenza è prettamente politica e ideologica: trova la sua matrice nelle rivendicazioni delle donne comuniste, trova la sua affermazione nel III congresso dell'internazionale comunista e trae la sua forza, che ancora oggi in parte sentiamo, nelle rivendicazioni delle femministe negli anni '70.
Insomma all'origine di questa ricorrenza non c'è un evento tragico e passivo ma ci sono rivendicazioni, ci sono donne che, attivamente, hanno partecipato, hanno urlato, hanno protestato, hanno preteso ciò che spettava loro.
Generalmente ogni festa ha un simbolo e la Festa della Donna non è da meno: il suo simbolo è la mimosa.
Ogni anno vedo fidanzati e mariti fare a gara per comprare alla propria donzella la mimosa più grande, più bella, con le rose, con i tulipani e chi più ne ha più ne metta. Il primo anno che stavamo insieme chiesi al mio ragazzo il motivo per cui per la Festa della Donna si era presentato a mani vuote. Lui mi rispose “io ti rispetto tutto l'anno, mica solo per la festa della donna”. In assoluto la migliore scusa che avessi mai sentito ma che, tutto sommato, rappresentava un input su cui riflettere. Non è che questa Festa, di cui la mimosa è il simbolo, non era altro che l'ennesimo specchio per le allodole, l'ennesima volta in cui anziché prospettare soluzioni si celebravano simboli?
Per la maggior parte delle ragazze, mie concittadine, con cui ho parlato in questi anni l'Otto marzo è solo una scusa per andare a cena fuori, per trasgredire, per lasciare mariti/fidanzati/amanti a casa. A dir la verità non ci sarebbe nulla di male a vivere una festa con innocente spensieratezza ma la realtà di tutti i giorni è una doccia fredda, che dovrebbe ricordarci che una simile innocenza non possiamo più permettercela.
Noi viviamo in una città rossa, anzi la Città Rossa per eccellenza. Da una amministrazione del genere mi aspetterei scelte politiche ben precise, prime tra tutte, una politica di occupazione giovanile e, ovviamente, una politica delle Pari Opportunità degna di questo nome. Quando parlo di pari opportunità non mi riferisco alle fantomatiche “quote Rosa” né tantomeno faccio riferimento alle pubblicità progresso, quelle in cui, il vip di turno, ricorda a tutti che la violenza sulle donne è deplorevole.
Quando parlo di pari opportunità mi riferisco al concetto fondamentale per cui uomo e donna hanno diritto alle stesse possibilità nella società, nel lavoro e nella famiglia.
Pari Opportunità, nei fatti, significa, ad esempio, liberare la donna dalla scelta tra carriera e famiglia in quanto le si garantisce la possibilità di accedere a dei servizi che le permettono di conciliare entrambe le sfere: una buona amministrazione dovrebbe quindi garantire servizi di asili nido e materne. Dovrebbe. Attualmente non possiamo far altro che prendere atto dell'incapacità dell'amministrazione di far fronte a tutte le richieste presentate per i servizi di asilo.
Pari opportunità, nei fatti, significa promuovere le attività culturali che consentano, a chi è più svantaggiato, come le donne, di dotarsi degli strumenti necessari per spiccare il volo. Sulla carenza delle attività culturali di questa città non mi soffermo neanche: sono presa dallo sconforto ogniqualvolta penso al grande vuoto culturale lasciato dal Teatro Gran Guardia, vuoto colmato da..dei vestiti.
Pari opportunità, nei fatti, significa garantire ai meritevoli, ma privi di mezzi, l'opportunità di riuscire nel loro progetto. Il mio pensiero si rivolge a quella Caterina Falleni, livornese di talento alla quale la provincia di Livorno e la regione Toscana negarono sovvenzioni per la realizzazione del suo progetto, progetto che poi, qualche mese dopo, sarebbe approdato alla NASA.
Non fraintendetemi, non ho scritto questo intervento solo per fare della polemica sterile sulla nostra amministrazione perché in tal caso non farei altro che aggiungermi ad una già lunga lista di critici senza scopo.
Ho scritto questo intervento perché auspico che le giovani livornesi quest'anno celebrino la Festa della Donna con un sapore amaro in bocca, con la consapevolezza che le rivendicazioni per cui festeggiano, che il futuro per cui (non) lottano sono molto incerti. E soprattutto auspico che a tali consapevolezze, a tali prese di coscienza, si uniscano anche i giovani livornesi perché nel caso di Livorno il disagio non è soltanto di genere ma è di generazione. La labronica città è stata infatti definita dal Sole 24 Ore la “maglia nera dei giovani” perché è la città con il tasso di disoccupazione giovanile più alto del Centro Nord.
Un disagio di generazione avvertito da tutti ma di cui pochi discutono nel silenzio generale delle istituzioni e dei diretti interessati che, fatte le dovute eccezioni, prendono questo dato come un fatto, come qualcosa di esistente senza preoccuparsi di capire di chi è la responsabilità, senza preoccuparsi di lottare più di tanto.
Per questo mi auguro che questo 8 marzo rompa l'incantesimo e risvegli il bello e la bella livornese addormentati a Calafuria i quali, una volta ripresi dal lungo sonno, comincino concretamente a lottare, nelle giuste forme e nei luoghi più idonei, per pretendere ciò che spetta loro di diritto.

Auguri a tutte le donne

Minou
My Blogger Tricks
blogger templatesblogger tricks

Nessun commento:

Posta un commento