Effetti Immagini

lunedì 4 agosto 2014

Occhio su Simone Lenzi, cantautore, scrittore, artista...

Per Occhio Livorno ho deciso d'intervistare il poliedrico Simone Lenzi, cantautore dei Virginiana Miller, scrittore di libri di successo come "La Generazione" o "Sui Lungomai di Livorno" e attento osservatore della realtà labronica. Nelle prossime righe potrete leggere le sue parole e approfondire tanti concetti che riprende, attraverso la lettura di un articolo de "il Foglio" del 18 Luglio 2014 dal titolo "Livorno la Matta".







1Ciao Simone, inizio l’intervista chiedendoti una descrizione di te; ho avuto il piacere di conoscerti attraverso le pagine dei “Lungomai di Livorno” e la visione del film “Tutti i Santi Giorni” di Virzì, ma oltre a questo so molto poco di te. Mi spiegheresti chi sei, cosa fai nella vita?


‹‹ Ho fatto l’università, studiavo filosofia, ho finito gli esami ma non ho dato la tesi. Poi ho fatto decine di lavori tra i quali il portiere di notte, il programmatore, l’accompagnatore turistico. Contemporaneamente cantavo e suonavo con i Virginiana Miller. A un certo punto ho deciso di fare della scrittura il mio lavoro. E sono stato fortunato. Tutto qui.››.

2) Che cosa ti ha portato a svolgere quelle professioni e perché le hai abbandonate?

‹‹ Il lavoro con il gruppo è nato dopo il liceo. Ho sempre amato la musica e per adesso mi ha accompagnato nella vita. Nello specifico è una domanda a cui non saprei rispondere chiaramente. In realtà mi sono trovato una serie di scuse per non fare quello che volevo fare davvero. Anche se devo dire, con il senno di poi, sono contento che sia andata così, perché fare tanti lavori mi ha permesso di avere conoscenza della vita reale. E’ stato utile per lo scopo che ho adesso, ossia quello di raccontare storie››.

3) Dopo “La Generazione” (2012) e “Sui Lungomai di Livorno” (2013) hai pubblicato un nuovo libro, “Mali minori”; ti andrebbe di raccontarmi qualcosa del libro e, se dovessi consigliarmi di leggerlo, che mi diresti?

‹‹ Mali minori è una raccolta di storie unite da una medesima idea, ovvero quello di raccontare la prima volta in cui da bambini ci accorgiamo che questo non è il migliore dei mondi possibili. Sono mali minori nel senso che non si raccontano tragedie o lutti o cose irreparabili, ma quelle piccole storture, incidenti, che vanno dai regali sbagliati a quando scopriamo che Babbo Natale non esiste, cose minori appunto che pur tuttavia ti restano dentro come eventi inaugurali del fatto che il mondo non è un meccanismo sensato. Ho voluto raccontare queste storie perché credo che siano i mali minori quelli che inquietano più a fondo le fondamenta del mondo, ancor più delle grandi tragedie. I mali minori sono qualcosa a cui ripensi, qualcosa come le punture di zanzara che non ti fanno male, ma ti danno fastidio››.


 4) Livorno, la mia città, la tua città, che rapporto hai con essa? Se dovessi descriverla con un verso di poesia quale sceglieresti?

‹‹ Molti hanno descritto poeticamente Livorno, pensa a Caproni; io in realtà su Livorno ho scritto un libro dove ho cercato di spiegare questa maledizione che grava sulla città fatta di ’immobilismo e di progressiva chiusura in sé stessa. Siamo all’indomani di un grande rivolgimento politico e non so ancora che dire, ma credo che in realtà il problema di Livorno sono i livornesi, per come siamo diventati (mi ci metto anch’io, sia chiaro). Ho un buon rapporto con la città, ci vivo molto bene, ma devo dire che non ci lavoro, nessuna delle cose che faccio dipende da Livorno, il più del mio lavoro non ha a che fare con la città. Trovo che sia una città dove non è facile lavorare. Invece per starci, per viverci, è splendida. Ma se fossi un giovane non so se sarei tranquillo››.

5) Leggendo “Sui Lungomai di Livorno” mi sono trovato spesso in contraddizione con quello che scrivi, in particolare con due affermazioni che vorrei tu mi spiegassi;
- “Ne ho conosciuti a decine di sprecati in questa città. Non che ne manchino nelle altre, certo, ma voglio dire che c’è qualcosa in questa città, una retorica diffusa, diciamo così che invita allo spreco. Allo scialo d’esistenza. Sprecarsi a Livorno è la cosa più facile del mondo. Tutto ti aiuta a farlo”.
- “di Livorno i fiorentini hanno sempre avuto un gran bisogno, anche psicologico”.

‹‹ Credo ci siano molte opportunità di sprecarsi, credo che chiunque abbia un talento, che chiunque voglia fare qualcosa debba avere ambizione; in generale è un problema dell’Italia. La parola inglese “ambitious”, in inglese, suona bene, ha valore positivo, mentre in italiano ha valore negativo, suona male. E a Livorno questo vale al cubo, l’idea è quella di non cercare mai un riconoscimento fuori. Ci basta piacere ai nostri amici al barrino, ma fuori di lì nulla, conta niente. Se pensi all’eroe popolare per eccellenza, ormai decaduto, Lucarelli… era portatore di quella guasconeria del ‘tenetevi il miliardo’. Come cantavano gli ultrà, sai: “solo livorno, esiste solo livorno”. Ma dietro c’è una retorica terribile: guai ad avere successo, ad avere legittime ambizioni, a guardare oltre Ardenza: i livornesi non te lo perdonano”.

‹‹… Non è un caso che la seconda ferrovia italiana fosse proprio la Firenze-Pisa-Livorno denominata Leopolda(la prima fu la Napoli-Portici…) Firenze è una città meravigliosa che però si trova in una conca circondata da colline… serve ai fiorentini uno sbocco al mare, devono pur respirare nella calura opprimente dell’estate…››.

6) Tu che con i tuoi concerti giri molto, che stai a contatto con molte persone,alcune delle quali non livornesi, che pensano della nostra città?

Leggevo qualche giorno fa un articolo su “il Foglio” che si chiama Livorno la Matta.. molto bello, e utile ai livornesi per capire come ci vedono da fuori. E’ una città che ha fascino, ma non riusciamo a tradurlo in termini produttivi, in termini di marketing territoriale. L’idea è quella di un posto simpatico… però poi ti dicono “non ci sono mai stato”. Ecco, peccato…››.

7) Come giudichi questi primi 50 giorni d’amministrazione penta-stellata? Che opinione ti stai facendo di Filippo Nogarin, della giunta e di Fasulo, assessore alla cultura, posto che avresti potuto ricoprire?

‹‹ Non penso niente, sono pochi 50 giorni per giudicare, sulla nomina degli assessori non do nessun giudizio, anche se la nomina stessa è stato un balletto divertente…, ma detto questo staremo a vedere. Conosco personalmente Perullo e ne ho stima: la trovo una nomina azzeccata, anche se credo che il lavoro degli assessori dipenda alla fine dalla credibilità politica di tutta la giunta. Ad oggi, ad esempio, manca ancora l’assessore la bilancio, per dire… Da livornese mi auguro facciano bene, anche se non li ho votati. Credo però che chi ha pensato che il PD fosse un corpo estraneo rimuovendo il quale si sarebbero risolti i problemi della città, abbia ragionato in maniera ingenua. Credo che la rivoluzione vera vada fatta nella mentalità, nel modo in cui i livornesi pensano sé stessi e la città. Questo va aldilà di chi governa, ma è vero che chi amministra può agire sulle delle leve culturali per favorire il cambiamento. Spero ne siano consapevoli. Fasulo non lo conosco personalmente, ho stima di quel che ha fatto con il Kino. Ci tengo solo a precisare, però, visto gli attacchi che ho avuto per essermi candidato all’assessorato alla cultura con Ruggeri, che a fare la campagna elettorale per Cosimi c’era lui, Fasulo, non io. Il secondo mandato di Cosimi, giusto per mettere i puntini sulle i, io non l’ho votato… ››.

8) Perché avevi accettato la nomina da parte di Marco Ruggeri? Cosa ti ha spinto a stare dalla parte di coloro che sono stati bocciati dalla città? Non ti eri accorto che il clima in città non era più favorevole al PD?

‹‹ Me ne ero accorto perfettamente. Ho appoggiato Ruggeri perché conoscendolo sapevo che sarebbe stato un buon amministratore e poi per il fatto che il PD è l’area politica a cui mi riferisco, pur nella perfetta consapevolezza che il PD livornese andasse rivoltato come un calzino. C’era, e c’è ancora, una classe dirigente inadeguata. Mi auguro che questa sconfitta sia un bene per il PD che così avrà modo di ripensarsi a fondo, cercando di far emergere una nuova classe dirigente››.

9) 1884-2014 sono 130 anni dalla nascita di Amedeo Modigliani. La Fondazione Palazzo Blu a Pisa ha in programma una mostra dal sapore internazionale con molte opere provenienti dalle collezioni parigine; Livorno riesce a stento a tenere la Casa Natale aperta, ha in questo momento una stupenda mostra fotografica di Luca dal Canto che però è poco pubblicizzata, continua a dibattere senza grandi risultati sulla burla delle teste. Perché Dedo non riesce ancora a unire la città? Cosa c’è in Modì che i livornesi non riescono proprio ad apprezzare?

‹‹ Avere una fondazione di tale caratura che mantiene contatti importanti con sponsor e privati è fondamentale in un tempo in cui per fare cultura servono soldi. E quindi che dire? Bravi pisani! A Livorno avrei provato a fare questo… Livorno deve far pace con Modì. Continua ad esserci un’aura di maledizione… pensa alla vicenda delle teste, la cui portata secondo me non è stata ancora colta in pieno, perché la si è letta sempre e solo nell’economia spicciola delle cose livornesi.  Fu invece quella la prima volta in cui saltarono gli elementi di mediazione…la società in cui viviamo oggi è esattamente frutto della crisi delle figure intermedie. Renzi ha vinto così, non parlando con Camusso e Confindustria, ma direttamente ai lavoratori e agli industriali... Ecco, la crisi dei mediatori, chiamiamoli così, venne fuori proprio con la storia delle teste; tutti quelli che erano preposti alla mediazione culturale, a dirci insomma ciò che era vero e ciò che era falso, presero un abbaglio colossale facendo una figuraccia tremenda e screditando la propria autorevolezza: gli esperti erano insomma diventati inaffidabili. Fu una vicenda che ebbe una portata quasi tragica, che travolse in qualche modo lo stesso Modigliani…pensa che le case d’asta cominciarono a non trattarne più le opere per non rischiare.
Livorno deve farci la pace, però credo che possa farla davvero solo con l’aiuto di interlocutori altri, gente insomma non coinvolta in quelle vicende…C’è ancora la storia delle famose teste che forse sono vere... Su questa bisognerebbe lavorare… però, ripeto, ci vorrebbero elementi terzi,  magari guardando oltreoceano…››.

10) Lavoro fuori Livorno, sono spesso nelle principali città della Toscana, ma quando torno a Livorno non riesco a respirare quella toscanità che vivo quotidianamente. Credi che la città sia totalmente staccata dal sistema Regione Toscana e non voglia neanche farne parte? Pensi che Livorno possa farcela a connettersi?

‹‹ Malaparte diceva “come gli inglesi hanno gli australiani, i toscani hanno i livornesi”, noi siamo come gli australiani… Mi auguro che questo avvenga, certo, se posso fare una critica a Nogarin, aver dato del buffone a Enrico Rossi, Governatore della Regione, carica istituzionale, non è stata una bella mossa, in ragione del fatto che un Sindaco non parla mai a nome suo, ma sempre a nome della città… Non so se Livorno riuscirà a connettersi, i livornesi peccano di guasconeria e, spesso, di un certa immotivatissima presunzione. Peccati che tradiscono soprattutto la paura di rapportarsi a qualunque cosa sia più grande di noi e che, per questo stesso motivo, ci costringerebbe a guardarci allo specchio››.

Ringrazio, a nome di Occhio Livorno, Simone Lenzi per il tempo che mi ha dedicato e per la conversazione davvero appassionante che abbiamo tenuto. 


Giacomo

My Blogger Tricks
blogger templatesblogger tricks

Nessun commento:

Posta un commento