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mercoledì 6 agosto 2014

Play For Change, ovvero quando Livorno è la città che vorrei.

Cronaca del concerto di una band internazionale che sta cercando di cambiare il mondo attraverso la musica e che, forse, non sa che intanto potrebbe essere riuscita a dare il via al cambiamento di una città.
E, se vi interessano, i pensieri di un ragazzo che il 5 agosto del 2014 ha visto forse per la prima volta uno sprazzo della città in cui ha sempre sognato di vivere e di far crescere sua figlia.






La serata di ieri parte con una bambina di tre mesi. Mia figlia.
Mi stavo preparando per andare ad assistere a quello che prometteva di essere proprio un bel concerto, sul quale avrei dovuto scrivere un articolo per questo blog. Volevo andarci con la mia ragazza e la nostra bambina, perché non è mai troppo presto per far ascoltare ai bambini un po' di buona musica.

Ma si sa, i neonati hanno le loro esigenze. E proprio quando stavamo cominciando a prepararci per uscire, le viene in mente che ha fame e comincia a piangere come se fossero mesi che non mangiava. Un diavoletto vorace vestito di rosa. Si stava facendo tardi e purtroppo io per scrivere l'articolo dovevo necessariamente andare, quindi abbiamo deciso che sarei andato da solo.

Arrivato in Piazza del Luogo Pio, a concerto già iniziato, mi trovo di fronte una massa di gente che a Livorno non avevo visto nemmeno allo stadio. Secondo alcuni giornali erano circa cinquemila persone, ma io raddoppierei la cifra. E forse ancora ci siamo dimenticati qualcuno.

Ammetto che per la prima mezz'ora, mentre sul palco si alternavano le prime canzoni, non ho guardato lo spettacolo ma ero rapito ed affascinato proprio dal pubblico. Migliaia di persone, di livornesi che erano venuti ad assistere a questo bellissimo evento.

C'erano tutti: dalle signore anziane che si erano portate le seggioline da casa, alla giovane coppia con il figlio nel passeggino, ragazzi e ragazze che si abbracciavano cantando, bambini sulle spalle dei genitori, gente che si incontrava lì dopo anni (ho incontrato amici che non vedevo da 10 anni e chissà quanti ce n'erano là in mezzo che conoscevo). C'erano alternativi, cugi, punk, metallari, studenti, gente più povera e gente più benestante, italiani e stranieri... Tutti e di tutto.

C'era Tutta Livorno, non nel senso classico di "tanta gente", ma Tutta Livorno nel senso che quella folla rappresentava quel bellissimo e unico pot-pourri di persone diverse ma in qualche modo unite in questa città.
C'era allegria, c'era amicizia, c'era passione, c'era genuinità, c'era solidarietà, c'era identificazione nei valori che quei fantastici musicisti stanno portando in giro per il mondo.

E mi sono chiesto perché.
Come ha fatto questo concerto a portare Tutta Livorno in Piazza del Luogo Pio e a farle esprimere il meglio di sé? Il progetto è abbastanza conosciuto e c'era Roberto Luti che solleticava l'orgoglio labronico, era gratis e finalmente il clima sembrava essersi deciso a diventare quasi estivo... Ma la bellezza della folla di ieri sera andava ben oltre tutto questo. Personalmente credo che ci siano due aspetti di questo evento che abbiano stimolato la città a parteciparvi.

Prima di tutto la storia di questa band, formatasi da un'idea di due ragazzi che hanno registrato artisti di strada in tutto il mondo per poi metterli insieme nel nome della pace, sfruttando le nuove tecnologie (YouTube e Social Network) e il passaparola per far crescere la loro idea, arrivando a girare il mondo con questo concerto. Penso che l'anima di Livorno si senta un po' artista di strada. E contemporaneamente è capace di ideare grandi progetti e vorrebbe realizzarli. E nella storia di questa band credo che Livorno un po' si riveda e si identifichi.

Come secondo aspetto, questo concerto è arrivato in un periodo unico della storia di Livorno. Ovvero quando, dopo tanti anni di immobilismo, disillusione e decadenza, la rivoluzione politica che è avvenuta alle recenti elezioni amministrative ha portato un cauto ottimismo nella visione del futuro della città.
E senz'altro una maggiore voglia di partecipare alla vita della città, invece di starsene in casa rassegnati all'idea che per quanto uno si sforzi tanto poi "non ti fanno fare niente".


Adesso che abbiamo avuto la dimostrazione che se ci si impegna, se si partecipa si può realizzare qualcosa (il più grande contributo che il Movimento 5 stelle e Buongiorno Livorno hanno dato alla città, a prescindere dal loro futuro operato, è proprio questo), forse allora vale la pena di partecipare a questo cambiamento, fosse anche solo come spettatore.

E questo concerto potrebbe rappresentare l'inizio di un percorso di rinnovamento della città, che possa portarla finalmente ad aprirsi al mondo, alla cultura, alla bellezza e alla collaborazione. Una Livorno bella, piena di vita, di musica e di arte, che finalmente riesce ad esprimere se stessa e forse anche a piacersi un po'.
Una città in cui ho sempre sognato di vivere con la mia ragazza e di far crescere mia figlia.

Poi ovviamente mi sono goduto il concerto.

"One Love" e “Get up stand up” sono state fantastiche. Ho apprezzato molto la capacità di coinvolgere una piazza gremita anche con canzoni meno conosciute, cosa non facile. Il ritmo era travolgente in ogni canzone e ognuno dei cantanti si dimostrava un animale da palco, anche il fantastico Grandpa Elliot che stando seduto riusciva ad infiammare il pubblico con la sua voce roca e la sua armonica. L'alchimia fra gli artisti era evidente, sembrava suonassero insieme fin dalle superiori invece che provenire da cinque continenti diversi.

E in tutto questo c'era il nostro Roberto Luti.
Grande chitarrista. E grande chitarra (a proposito, ho deciso che voglio la sua chitarra. Non dello stesso modello. Roberto, voglio proprio la tua. Quanto vuoi?). Chissà quanto mondo ha visto quella chitarra. Tanto timido quando doveva parlare alla sua città, quanto sicuro nei suoi assoli trascinanti. Livorno ha gridato ogni volta che è stato fatto il suo nome dai suoi compagni di avventura. Spero sia orgoglioso della sua città come la sua città lo è di lui.


L'apoteosi è stata la richiestissima "Stand By Me", canzone da cui tutto il progetto ha preso il via. Circa 15 minuti di canzone, con il ritornello che a un certo punto, sorprendendo anche lo stesso Roberto Luti e tutti gli altri italiani (suo fratello Simone e il sassofonista romano Costantino), viene cantato in italiano "Stai con me". E tutta la piazza, migliaia di persone cantavano in coro "Staaaaaaai  cooon meeee, Staaaai con meee". Brividi. Ho fatto un video, se riesco nei prossimi giorni cercherò di mostrarvelo.


Poi la presentazione dei membri della band, il finale, il bis e i ringraziamenti, l'ovazione per Grandpa Elliot, che è diventato il nonno di tutta la piazza e per l'incantevole Tula, che ha stregato tutti, ragazzi e ragazze, sia con la sua voce che con la sua bellezza. E per finire il ringraziamento di Roberto Luti alla sua città e a quella serie di persone e circostanze favorevoli che hanno permesso finalmente di portare questa evento a casa sua.

Mi associo.



Il concerto finisce e la piazza lentamente si svuota. Tutti tornano a casa, un po' più felici. Perché in fondo è a questo che serve l'arte, a farci sentire meglio.

Torno a casa anch'io.
La mia ragazza e la mia bambina dormono già. Adesso è un angioletto.
E io penso che il prossimo anno ce la voglio portare.
Se tornerà il Play For Change tanto meglio, altrimenti un qualsiasi altro concerto andrà bene. Perché ho l'impressione che ormai Livorno abbia capito che la musica e l'arte in generale possono tirare fuori il meglio di noi. E io voglio che mia figlia veda Tutta Livorno e conosca il suo lato migliore. Voglio che senta  l'allegria, l'amicizia, la passione, la genuinità, la solidarietà che questa città sa tirare fuori.

Perché non è mai troppo presto per insegnare ai bambini questi valori.


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