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domenica 14 settembre 2014

Occhio alle avventure della Pallacanestro Don Bosco

Caro lettore/lettrice di Occhio Livorno l’articolo che di seguito leggerai nasce dalla mia curiosità circa le sorti del basket livornese. Con questa intervista a Mario Gigena, famoso cestista cresciuto a Livorno e con un importante carriera alle spalle, ho voluto chiedere un parere circa alcuni aspetti che il movimento della palla a spicchi sia locale sia nazionale sta vivendo. 








Inoltre potrete leggere un interessante approfondimento della realtà, “Pallacanestro Don Bosco”, snocciolatemi da Edoardo Tamalio, responsabile marketing e comunicazione dell’omonima società e un invito ad assistere agli incontri della prima squadra, militante nel campionato di Serie B.
Mi scuso con i tifosi di Pielle, Libertas e tutte le altre società cittadine per non avere programmato un’inchiesta più ampia, ma il tempo a mia disposizione è limitato. Mi auguro comunque che chi avesse voglia di raccontare la sua esperienza, ci contatti. Intanto invito, tifosi e non, a partecipare alle partite delle proprie formazioni del cuore, perché certamente il basket livornese necessita di partecipazione e calore come fu nei tempi gloriosi e forse, oggi, più di allora!.

1) Dopo Ostuni, Fabriano, Recanati, hai deciso di tornare in Argentina, a casa tua per giocare nel massimo campionato. Successivamente hai firmato per il Don Bosco; cosa ti ha spinto, lo scorso anno, a ritornare a Livorno e quest’anno a riconfermarti in questa squadra, di cui sei un elemento fondamentale?

<<Mi ha spinto la famiglia, perché mia moglie è livornese, mio fratello vive qui  pensando così che fosse il momento di tornare a casa, non spostandomi più. Poi, ovviamente, il piacere di giocare un’altra volta per la squadra in cui tutto cominciò; questo è un'emozione enorme>>.

2) Dove pensi che possiate arrivare quest’anno? Ossia il girone sarà molto equilibrato, ci sono due new-entry non di poco conto come Monsummano da una parte e la nuova Siena dall’altra, e voi al contempo avete molti giovanissimi nel roster? Quale stagione ti aspetti dalla squadra?

<<Dove possiamo arrivare si vedrà strada facendo, siamo una squadra giovane, con molta voglia di fare bene, con l’entusiasmo di andare il più avanti possibile, ma non possiamo prevedere cosa riusciremo a fare. Prendendo a esempio il campionato dello scorso anno, iniziammo bene, poi infortuni e altri problemi ci condizionarono. Sono momenti che arrivano quando si ha una squadra giovane. Se stiamo insieme, se lavoriamo tutti verso un’unica direzione, gli obiettivi si potranno raggiungere. Inoltre l’organizzazione dentro e fuori il campo del Don Bosco, da questo punto di vista è una garanzia. Contro Siena e Monsummano avremo stimoli in più, cercheremo di reggere il confronto con una mentalità propositiva e non timida>>.

3) A Livorno, attualmente, ci sono tre squadre di pallacanestro che dominano la scena cittadina, ossia voi, la Libertas e la Pielle. Cosa pensi di questa frammentazione? So che per tradizione tra le compagini elencate c’è rivalità e diversità, però nel bene della città una squadra unica che toccasse livelli maggiori non sarebbe male; cosa pensi in proposito?

<<C’è stata una grande e sana rivalità dentro il campo, soprattutto tra tifoserie che vivevano con passione il basket. Con queste premesse è difficile trovare una simbiosi sia dirigenziale sia di tifo. Livorno merita una squadra d’alto livello, per come è, per come vive la pallacanestro, la Serie B le sta stretta. Sai il momento è quello che è, trovare i soldi non è semplice, ma penso che con qualche soldino il palazzetto si riempirebbe nuovamente (a partire dal Pala Macchia sino a giungere al Pala Modì), perché in città c’è voglia di grande pallacanestro>>.

4) Nel campionato italiano di Serie A, molte nobili sono decadute o addirittura scomparse(una parte di Bologna, Treviso, ora Siena), facendo spazio a società organizzate e ambiziose come Reggio Emilia, Pistoia, Venezia, Sassari e anche la neopromossa Trento. Quali pensi possano essere i fattori determinanti nella crescita esponenziale di queste società?

<<Sinceramente non lo so, certamente l’organizzazione che comunque fa sempre la differenza. Poi il budget e l’ambiente circostante(come nel caso di Sassari) sono elementi fondamentali>>.

5) Finalmente Milano dopo anni e anni d’investimenti ha vinto lo scudetto, anche se il bilancio della stagione non è stato positivissimo(vedi final eight persa in casa e mancata qualificazione alle final four d’Eurolega in casa). A chi credi vadano attribuiti i meriti della stagione milanese? Ci sono secondo te delle personalità che più di altri trascinano la “piazza”?

<< Penso siano partiti con il piede giusto, penso volessero fare bene su tutti i fronti, ma il vero obiettivo è sempre stato il campionato. Già da quando c’ero io la prima ambizione era quello; penso che questa vittoria rappresenti un punto di partenza che abbia portato serenità e lucidità per puntare altri obiettivi. Come personalità ci sono Luca Banchi e il suo staff che si sono presentati a Milano con la giusta mentalità e una buona dose d’esperienza derivante dal passato>>.

6) L’Italia si è appena qualificata all’Europeo 2015, ma come tutte le estati ormai da troppi anni a questa parte, i protagonisti indiscussi sono state le polemiche, i malumori, la giustizia sportiva e altro. Come mai, a tuo parere, nella nazionale non c’è unità d’intenti come invece dovrebbe essere? E inoltre, come giudichi, se te la senti, i comportamenti di Daniel Hackett e Marco Belinelli(non presente alle qualificazioni, ma dicendo “Ragazzi portatemi all’Europeo…”)?

<<Non saprei dire; ho seguito il caso Hackett, mentre di Belinelli non so niente. Quando sei in Nazionale devi dare il massimo, ci sono sempre dei problemi come ci sono in tutte le squadre, con la differenza che lì vai una volta ogni tanto. Quando vai devi essere pronto mentalmente e fisicamente e se non lo sei fai fatica a portare a casa i risultati. Dei problemi interni di questo gruppo non so niente, ma credo che la Nazionale farà bene, perché certamente un caso singolo non distrugge il lavoro di tutti. Quando c’è organizzazione e compattezza, quello che c’è in ballo, in totale, non verrà mai del tutto fuori, ma verrà risolto al suo interno>>.


7) Nella tua carriera hai giocato con molte squadre davvero importanti, tra le quali Varese e Milano. Quale sono i ricordi più belli che ti porti nel cuore e quelli invece che non vuoi solo dimenticare? Inoltre hai avuto compagni di squadra importanti; con chi ti piacerebbe giocare anche subito, se ne avessi la possibilità e perché?

<<Ho tanti ricordi belli e brutti, citarli è difficile; posso dire di stare vivendo al meglio che posso la pallacanestro. Adesso me la godo, mi diverto, prima avevo molta più pressione e voglia di arrivare a certi livelli. Ora con lo spirito che ho penso di andare avanti ancora un po’. I ricordi belli e brutti ce ne sono molti, certamente la finale scudetto a Milano nel 2005, ma anche il tiro all’ultimo secondo di Ruben Douglas che decretò la sconfitta in quella medesima finale(di seguito il link per rivivere quell'emozione negativa di cui parla Mario Ultimo tiro Finale Scudetto Milano-Bologna 2005). Di quando ero giovane mi ricordo i 3 scudetti vinti a livello juniores(non so se ancora il record è stato battuto), è una cosa che mi fa piacere, mi fa dire(Sì l’ho fatto). Quando lo racconto ai ragazzi, spesso non ci credono e dicono: “Boia dé, come avete fatto”>>.

8) Mi trovo a seguire la pallacanestro nazionale, per quanto posso, e sto notando da qualche anno a questa parte che molti allenatori cresciuti qua stanno avendo successo in giro per l’Italia e non solo, mentre i giocatori “made in Leghorn” scarseggiano; ossia sono presenti quelli noti al grande pubblico come gli stessi Fantoni e Giachetti insieme a Bechi a Torino per fare un esempio, ma non si vedono più i giovani di 18-20 anni che “tentano la scalata”. Secondo te, come mai sta avvenendo questa moria? Dove sta, se esiste, la chiave di lettura per interpretare questo fenomeno?

<<Sicuramente aiuta quando hai un certo livello di pallacanestro, quando hai una squadra di livello in città che ti aiuta anche a confrontarti con altre realtà. Penso che questo sia un fattore, ma neanche il solo. Il basket italiano sta facendo fatica da questo punto di vista. Livorno è un’ottima scuola, da tanti anni fa crescere i giovani e la mentalità che c’è qui è riconosciuta anche fuori da qui. Poi arrivare a certi livelli necessita anche di caratteristiche che non s’insegnano…>>.

9) Hai già pensato a quando appenderai le scarpette al chiodo? Ossia, pensi di seguire le orme di Mario Boni e continuare a giocare ancora per molti anni o ambisci a qualcosa di diverso, sia nel basket, ma anche fuori dalla palla a spicchi?

<<Giocherò fin che mi divertirò, quando entro in campo e riesco ancora ad arrabbiarmi, incazzarmi, essere felice per una vittoria, finché avrò questo stimolo giocherò. Fisicamente sto bene e stare con i più giovani ti fa sentire più giovane. Tanto di cappello a Mario Boni e sì, non sarebbe male seguire la sua strada. Il dopo pallacanestro non me lo immagino ancora, gioco sin da piccolo e faccio fatica a pensare al dopo>>.

10) Ti chiedo di lasciarmi con un invito, un appello se vuoi, per tutti i nostri lettori; cosa ti senti di dire alle persone che ci seguono e che magari fino a qualche anno fa erano sintonizzati sul basket livornese e ora lo sono meno?

<<Questa è una squadra prettamente livornese, costruita con gente giovane, labronica che può far divertire; faremo delle cavolate, ma metteremo intensità e voglia di far bene. Il basket a chi piace viene a vederlo, certamente se faremo risultato, avremo più spettatori. I ragazzi hanno voglia di arrivare in alto, di lottare. Daremo il meglio di noi stessi>>.

Qui risponde Edoardo Tamalio.

11) Il Don Bosco a Livorno e non solo è un punto di riferimento. Negli ultimi anni vi siete rinnovati, addirittura mi pare che abbiate cambiato logo; avete siglato accordi di sponsorizzazione con la Spalding o la Drass solo per fare qualche nome e avete ufficializzato l’accordo con il basket femminile(qui metto link). Insomma non vi ponete limiti. Da dove nasce tutto questo entusiasmo e medio-lungo termine per la voi?


<<Sì non ci poniamo limiti, ma non è del tutto vero. Siamo consci che ne basket odierno non si può rischiare niente, non si possono fare passi più lunghi della gamba. Onestamente sarebbe anche fattibile trovare un budget per partecipare a una Gold o una Silver(il link per approfondire su questi due campionati Gold & Silver),ma vorrebbe dire rischiare, rischiare di sparire come alcune società storiche.. . Abbiamo rivisto il modello di business dell’attività; oggi non possiamo più appoggiarci a un presidente appassionato che ci sostenga economicamente finché può. Il modello vincente è quello del Consorzio, è quello di Reggio Emilia, dove tanti attori del tessuto economico, sociale, istituzionale si sono messi assieme, riducendo il loro rischio economico, ma allo stesso tempo creando quantità. La strada intrapresa da noi è nella direzione di Reggio Emilia. Vediamo anno dopo anno dove arriviamo>>.

12) Fino al Basket Livorno eravate il settore giovanile di una squadra di Serie A, Legadue. Quanto vi manca questa posizione, ossia avete nostalgia del passato, un passato anche prestigioso(tempi della Bini Viaggi – Mabo)? Nelle vostre idee, vi è quella di ritornare ad avere i fasti(anche a livello giovanile) di un tempo?

<< Da una parte sì, siamo le stesse persone che lavoravano ai tempi, ma che ci siamo ritrovati a partire da zero e a riprovare una scalata con schemi diversi. Il passato è il passato, tutti vorremmo rivedere le glorie di un tempo, ma non è così e siamo felici di vedere i nostri giovani crescere(ad esempio, quest’anno Benvenuti gioca a Jesi e Mazzantini a Verona in Gold, due classe 1995). Viviamo nel presente con uno sguardo al futuro, consci che il nostro passato è stato importante e speriamo di riproporlo>>.

Ringrazio Mario Gigena, Edoardo Tamalio e la società Pallacanestro Don Bosco per la disponibilità concessami e da livornese, invito tutti coloro che amano il basket, a frequentare l’ambiente della palla a spicchi, sia Don Bosco, Pielle, Libertas, Labronica o quello che pensate sia meglio.

Per rimanere aggiornati sulle vicende del Don Bosco, vi consiglio di seguire il loro sito e le loro pagine sui social network presenti di seguito.





Giacomo






        




                                                 
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