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giovedì 23 aprile 2015

Occhio al Teatro: Livorno città aperta, un vernacolo che fa commuovere.

Oggi torniamo a parlavi di teatro e in particolare della Compagnia Teatrale Vertigo, la quale ha deciso di mettere in scena un vernacolo insolito che, oltre a far sorridere, porterà lo spettatore ad avere le lacrime agli occhi e a commuoversi per le vicende dei livornesi sfollati al rientro in città.


L'opera teatrale è un riadattamento del romanzo, Livorno città... aperta, di Urano Sarti, che racconta le vicende di due famiglie livornesi nell'immediato secondo dopoguerra. La vicenda sulla scena è rappresentata da un folto gruppo di attori, cantanti e ballerini che collaborano insieme affinché sul palco venga ricreata nel miglior modo possibile l'ambientazione degli anni più difficili di Livorno. Infatti, i livornesi che durante la guerra erano fuggiti nelle campagne, al loro ritorno trovarono una città completamente da ricostruire, piena di palazzi distrutti, macerie e desolazione. Una città che quasi non riconoscevano più come la loro, piena di soldati dell'esercito americano, di delinquenti e imbroglioni provenienti da ogni parte d'Italia, e piena delle cosiddette "signorine", ragazze e donne di ogni età che, per non morire di fame, si prostituivano con i soldati.



Livorno città aperta, quindi, può essere considerato una sorta di sfida da parte della Compagnia Teatrale Vertigo, che si propone di far riflettere e commuovere gli spettatori attraverso il vernacolo e la "livornesità".
Ma adesso è arrivato il momento di cedere la parola all'autrice del riadattamento teatrale, Anna Maria Vannini.

1. Parlaci brevemente della trama di Livorno città aperta.

Livorno città aperta è l’unico romanzo interamente in vernacolo livornese, scritto dall'operaio dei Cantieri navali Luigi Orlando, Urano Sarti, (noto come Pappa) nell'immediato dopoguerra. Nel libro si raccontano con l'ironia, il sarcasmo e la spregiudicatezza popolare tipici del linguaggio vernacolare le vicissitudini di Maso e della sua famiglia che ritorna a Livorno dopo lo sfollamento e trova una città piena di macerie materiali e morali. Maso, la moglie Alaide e la figlia Marinella non possono ritornare nella loro vecchia casa perché gli alleati vi hanno collocato i prigionieri tedeschi; vengono così ospitati da Pilade, Argene e da sua madre Aspasia, vecchi e cari amici di prima della guerra, nell'appartamento che hanno occupato e sistemato alla meglio, in uno stabile di via Grande. La convivenza tra le due famiglie a poco a poco diventa difficile a causa dei traffici illeciti e dell'attività di mercato nero di Maso e di sua moglie Alaide che è sempre più presa dall'avidità e dal desiderio di ricchezza fino a dimenticare i valori dell'amicizia e della solidarietà. Si oppone anche alla storia d’amore di Marinella con Gino, figlio di Argene e Pilade, rendendo sempre più difficile la convivenza e la serenità in uno spazio che una volta era abitato con gioia e senza tensioni. È una storia che commuove, che fa riflettere e sorridere allo stesso tempo.


2. Come è nata l'idea di far una riduzione teatrale del romanzo di Urano Sarti?


Oggi questo libro è introvabile ed è veramente un peccato. Mi piaceva l’idea di poter allargare la conoscenza di questo romanzo ad un pubblico più vasto, soprattutto ai giovani. Quanti sanno che Livorno 70 anni fa era un ammasso di macerie? Che morte, lutti e dolore avevano devastato questa città? Questo racconto, narra con linguaggio semplice ed immediato la difficile rinascita e la faticosa ricostruzione dopo la devastazione della seconda guerra mondiale. Con un po' di amarezza mi è venuto da paragonare gli anni difficili che ora stiamo vivendo, la crisi occupazionale, l'emergenza abitativa, il vuoto ideale, etico e culturale, la Livorno di oggi, metaforicamente di nuovo ridotta in macerie, con la Livorno del romanzo di Urano Sarti ed è stato un motivo in più per riproporre questo lavoro letterario sotto forma di rappresentazione teatrale. Il teatro permette di trasmettere la conoscenza storica usando un linguaggio efficace, piacevole e di facile fruibilità. Penso che la conoscenza della nostra storia passata sia importante per costruire il futuro.

3. Quale ti aspetti che sia la risposta dei livornesi a questo spettacolo?

Spero di avere un folto pubblico, interessato e motivato, capace di apprezzare il lavoro che tutti quanti abbiamo fatto con tanto impegno ed altrettanto entusiasmo per la messa in scena e la riuscita dello spettacolo. Tra il pubblico ci saranno anche alcuni discendenti di Urano Sarti, che hanno dimostrato da subito molto interesse per questa mia riduzione teatrale e hanno offerto la loro collaborazione e disponibilità per informazioni e curiosità legate al romanzo e al loro autore. Spero di divertirli e di non deludere le loro aspettative. 





Concludiamo ricordandovi che lo spettacolo, andato in scena lo scorso fine settimana presso il teatro del Centro Culturale Vertigo in via del Pallone n. 2, prevede altre due repliche Venerdì 24 Aprile e Sabato 25 Aprile alle 21.30. Per ulteriori informazioni consultate il Sito Web o la Pagina Facebook


Rebecca 
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